Torrette, Palombina e Collemarino – la storia

La storia

Torrette è un quartiere che, trovandosi a circa tre miglia dalla città di Ancona, da sempre ne costituisce l’entrata e l’uscita in direzione Nord-Ovest.
Lo storico Natalucci ricorda che vi passava l’antica strada consolare romana, che, partendo da Sirolo, attraversava Ancona e per Posatora scendeva a Torrette per condurre fino a Fiumesino via Falconara Alta.

Sempre il medesimo ci ricorda che lungo la detta strada, in zona Torrette, sorgeva una chiesa intitolata a San Giacomo apostolo sin dal 1200.
Dove sorgesse questa antica chiesa non sappiamo con precisione, però possiamo ragionevolmente pensare che fosse stata costruita non lontano da un castello munito di torri, che si elevava in zona marina, tra il circolo “Arti e Mestieri” e Colle Ameno.
Oggi il mare ha invaso quella parte di costa e con le sue correnti l’ha sommersa ormai da moltissimi anni, ricoprendo, anche a motivo di barriere frangiflutti, i basamenti delle torri – donde prende nome il nostro quartiere – che i più anziani ricordano, negli anni della fanciullezza, emergere durante la bassa marea.

Dagli Atti della Visita Pastorale del Vescovo Mons. Carlo Conti avvenuta il 23 Ottobre 1586, il presule decretò di ricostruire in zona più alta un’altra chiesa poiché la precedente, di cui si aveva memoria che esistesse sin dal 1394 presso la marina, era stata distrutta dal mare. Fu solo il mare?
Sappiamo che nel 1411 un capitano di ventura, Braccio da Mantova, che cercava di ritagliarsi un proprio stato nelle Marche, mise a ferro e fuoco questo caposaldo posto a difesa della città, per ottenere il pagamento di un tributo in denaro dagli Anconitani.

Ma torniamo al 1586; contro chi decretò il vescovo Conti?
Contro i Bonarelli, che dal Papa Martino V erano stati confermati conti di Torrette e Bompiano e che già da circa duecento anni ne avevano in feudo dal Comune di Ancona il territorio, acquisito per matrimonio dai conti Bompiani.
Nei primi decenni del nostro secolo è vissuto in Ancona un personaggio, che ricoprì anche pubblici uffici, che portava il cognome di Bonarelli di Castelbompiano.

Chi ufficiò la chiesa di San Giacomo? Non sappiamo. Forse la chiesa aveva la dignità di pieve (parrocchia o chiesa di campagna) dato che nel registro delle tasse del XIII secolo il vescovo di Ancona esigeva imposte da una pieve denominata Villa Turris (oggi diremmo Torrette).
Nel periodo che va dal 1586 al 1622 fu costruita la Chiesa a Torrette Alte contigua al contemporaneo edificio sito in Via Esino 18, detto “Palazzo Camerata”, dai proprietari, conti Camerata che subentrarono ai Bonarelli.

Il titolo della chiesa e della parrocchia fu di Sant’Antonio Abate e San Giacomo Apostolo. Già dal titolo della chiesa configuriamo una realtà diversa. Torrette non più solo un luogo fortificato ma una zona rurale, dove si stava largamente diffondendo l’istituto della mezzadria.
A poco a poco attorno al palazzo Camerata, residenza estiva dei conti, centro di raccolta dei prodotti agricoli dei possedimenti che arrivavano fino all’attuale cimitero in via delle Grotte e in profondità fino a Polverigi, cominciarono a sorgere casette basse, dove con gli animali abitavano i servi ed i contadini.

Nel 1711 a Torrette conobbero la devastazione delle truppe austriache in guerra contro il Papa.
Successivamente, siamo nel 1800, famiglie legate al servizio della terra, in epoca napoleonica, si staccarono cominciando a costruire case nella Marina, dove fu fatto un porticciolo, per favorirne l’attività peschereccia ed il trasporto della rena e della pietra.
Nel medesimo periodo fu tracciata l’attuale via Flaminia, che rendeva più agevole l’accesso per Ancona.

Nel secolo scorso, accanto alla Confraternita del Santissimo Sacramento, nella Parrocchia funzionò un Monte Frumentario per consentire ai contadini di provvedersi autonomamente del grano da semina.
Dall’elenco dei parroci dal 1622 al 2015 ne contiamo 25. Il primo si chiamava don Pietro. Questi sacerdoti fino a don Umberto Rossi alloggiavano nel Palazzo Camerata, ma quando poi per iniziativa dell’Istituto “Birarelli” fu trasformato in appartamenti, per famiglie, accanto alla chiesa fu edificata la canonica.

Nel secondo dopoguerra fu annesso un Circolo ACLI, dove sorgeva un pubblico lavatoio.
Ma il quartiere andava espandendosi lungo via Esino e si riempiva di case la zona vicina all’ex villa Pellegrini, dove si era stabilito il Biscottificio Giampaoli.

Così il parroco don Giuseppe Rossini decise di costruire una nuova chiesa, dove le vie Esino e Metauro s’incrociano, attualmente al centro del quartiere.

La chiesa, progettata dall’arch. Rossini Oneglio, fu intitolata a “Maria Santissima Madre di Dio”. L’opera grandiosa fu completata da don Bruno Burattini, che la dotò di campo sportivo e locali per l’oratorio. Il Parroco don Aldo Pieroni, oltre alla sistemazione di nuove sale per il catechismo e le riunioni plenarie, provvide ad istituire una Casa di Accoglienza per i parenti dei degenti del nuovo Ospedale Regionale, nato a Torrette da alcuni anni.
Don Piero Reginelli, parroco dal 1994 al 2003, ha ristrutturato i locali dell’oratorio e del campo sportivo, sostenuto dal Consiglio Pastorale Parrocchiale e dall’intera comunità, che ha compreso la necessità d’avere un luogo franco e disponibile per incontrarsi ed amalgamarsi e diventare una realtà socio-culturale – seppure articolata – sempre più omogenea e compatta. Infatti la popolazione dalle poche centinaia del primo dopoguerra attualmente conta oltre seimilacinquecento abitanti. La chiesa si pone, oggi come allora, come punto e momento d’aggregazione per una crescita culturale e civile di tutta la popolazione